Il viaggio presuppone un punto di partenza e uno di arrivo. Si può essere in viaggio e non arrivare mai, si può vagare all’infinito inseguendo un orizzonte che si sposta di continuo.
Il viaggio presuppone una meta, si va da un punto a a un punto b, oppure al contrario dal punto b al punto a. Apparentemente si procede in senso orizzontale e non si può fare a meno del tempo e dello spazio. Ma quale spazio è più grande dell’introspezione soggettiva? Quale viaggio è più complesso e tortuoso di quello dentro se stessi? E’ quando si ribaltano queste coordinate spazio temporali che il viaggio diventa “altro”. Il tempo della creazione per un artista è un viaggio dove il tempo sembra non esistere, frammenti della propria vita, ricordi, si mescolano al presente; emozioni, situazioni, tanti flashback e proiezioni sul futuro con un'unica certezza: quella di poter contare sull’inesauribile risorsa che è l’ispirazione. Il serbatoio è l’inconscio sempre prodigo di tesori, fonte inesauribile, dove l’artista attinge a piene mani, comunicando il proprio universo interiore, trasformando in immagini quel mondo vivido per condividere verità. Così ha fatto Milena Barberis, tornata da un viaggio, un viaggio a New York. E può accadere che il ritorno possa essere l’inizio di un nuovo viaggio.
Le fotografie in “pittura” digitale, sono autoritratti di Milena Barberis la quale è l’assoluta protagonista di una storia che segna l’inizio di un percorso di sperimentazione, una nuova ricerca alla scoperta di Sé sotto il segno della libertà. A parlare sono i gesti, un condensato di emozioni, che si fanno voce incarnata nell’immagine: è da qui che Milena Barberis è partita per esprimere le proprie ombre, il bene e il male, l’amore e l’odio, aspetti dell’essere che fanno parte di tutti noi. E’ la sua coscienza affettiva che parla. Perché le immagini di Milena Barberis chiedono di essere ascoltate e lo chiedono a gran voce. E ancora, sono sempre i gesti che registrano accadimenti minimi ma intensi. Le mani evocano, mostrano, offrono oggetti come doni simbolici, mentre il volto gioca a “nascondino”, e gli occhi sono spalancati alla vita, sono pieni di meraviglia e di stupore.
Per ritrovarsi occorre migrare verso se stessi, solo così si arriva sicuri a destinazione. Il viaggio non è allora un prodotto di agenzia, ci apre all’insolito, al fascino della scoperta. Una dimensione questa, che inevitabilmente ci fa incontrare la solitudine, dove i pensieri sono costretti alla verità: il viaggio allora può diventare finalmente un’occasione per l’anima.
Stefania CarrozziniA journey requires a starting point and a finish line. You can be constantly travelling and never arrive at your destination; you can wander forever, pursuing a horizon that’s always on the move.
A journey requires a destination, as you go from A to B, or from B to A. It seems you proceed horizontally, yet time and space are other necessary dimensions. What space can be greater than subjective introspection? What journey can be more complex and tortuous than that inside yourself? It is when these time/space coordinates tip over that the journey becomes "another matter". The time an artist needs for creation is a journey where time seems not to exist, where fragments of one's life, memories, blend into the present; emotions, situations, flashbacks, and projections of the future with one single certainty: you can count on your imagination, an inexhaustible resource. The unconscious mind is always full of treasures, an inexhaustible source of ideas, a reservoir the artist can delve into, communicating with her inner universe, transforming that vivid world into images in order to share the truth. This is what Milena Barberis did when she came back from a trip, a trip to New York. And it may well be that this return will prove to be the starting point for a new journey.
Photos in "digital painting" are self-portraits of Milena Barberis: this artist is the absolute protagonist of a story that marks the beginning of a journey of experimentation, a new search for self-discovery under the name of freedom.
The gestures speak for themselves, acting as a compendium of emotions embodied in the image: It is from here that Milena Barberis has started to express her shadows, good and evil, love and hate, aspects of ‘being’ that are part of us all. Her affective consciousness speaks to us. The images created by Milena Barberis demand to be heard, and in a loud voice. Then again, gestures record minimal but intense events: hands evoke, show and offer objects as symbolic gifts, while the face plays "hide and seek”, with eyes wide open to life, filled with wonder and amazement.
To find yourself you need to migrate towards yourself: this is the only way you can be certain to reach your destination. Such a journey is no package tour: it must expose us to unusual sights and emotions, and the fascination of discovery. This dimension inevitably leads to solitude, where thoughts are bound to the truth: only then can the journey become a real opportunity for the soul.
Stefania Carrozzini