“Milena Barberis non interviene sulla globalità visiva, ma seziona un particolare, in base a dei requisiti assolutamente formali, e ridistribuisce gli elementi estrapolati mediante una tecnica compositiva che conserva la freddezza e l’impersonalità dell’immagine di partenza.” …La città moderna, fatta di accumulo e distribuzione di funzioni, di opulenza e di obsolescenza, di sculture verticali e ghiacciate come i grattacieli e dell’oscura traccia orizzontale dei ghetti, di una vita esibita sotto il segno dell’impersonalità e dell’inespressivo e nello stesso tempo di una vitalità battuta eppure incontenibile. La Barberis sa bene di non poter riscattare, né riscattarsi attraverso l’arte, ma di fondare una realtà relativa, quella dell’opera, dove confluiscono gestualità e misura, casualità e progetto formale. In uno scambio che arricchisce uno spazio, quello della vita, dove predominano alternati centro e periferia, geometria e informe, caso e progetto, serialità splendente e abbandono del detrito… ….costruisce come dei teatri di posa per inserirvi inquadrature tridimensionali per uomini e donne, colti in un quotidiano imbevuto di banale e strisciante anonimato. Le immagini riproducono il calco della natura per persone che compiono gesti non certamente eccezzionali, ma praticati sotto il segno della normalità. Il paradosso consiste nell’inversione realizzata dall’artista del senso tradizionale della nozione di pittura. …. “Tutto diventa occasione per una pratica creativa, intesa da una parte come cleptomania, sottrazione fisica dell’oggetto reale, dall’altra come intervento strettamente pittorico che introduce la cifra del colore“Il suo lavoro passa da una dimensione reale ad un’altra più astratta e abnorme, da cui lanciare i propri segnali e fondare un livello di incubo cordiale.” Achille Bonito Oliva |
“Rather than working on the vision as a whole, Milena Barberis cuts out a detail, on the basis of absolutely formal criteria, and redistributes the elements, extrapolated by means of a compositive technique that conserves the coldness and impersonal manner of the initial image”. ...The modern city, made of accumulation and distribution of functions, of opulence and obsolescence, of vertical and frosted sculptures like the skyscrapers and the obscure horizontal traces of the ghettos, of life flaunted in the name of impersonality and lack of expression, and at the same time of a beaten yet uncontrollable vitality. Barberis knows well that she can redeem neither herself nor others through art, and all she can do is create a relative reality, that of the work, where gestures and measures, casualty and formal project coexist in an exchange that enriches a space, that of life, that is predominated alternately by center and periphery, geometry and informal, chance and design, splendid merchandise and sordid garbage... ...She creates a kind of stage on which to place three-dimentional frames for men or women, captured in an everyday existence permeated by a banal, creeping anonymity. The images offer a faithful reproduction of persons who carry out gestures that are anything but exceptional, in the name of normality. The paradox lies in the inversion, achieved by the artist, of the traditional sense of the notion of painting. ...Everything represents an opportunity for a creative act, understood on the one side as a kleptomaniac, physical appropriation of the real object, and on the other as a strictly pictorial intervention that introduces the cipher of color. “Her work passes from a real dimension to another, more abstract and abnormal one, from wich to launch its own signals and create a level of cordial nightmare”. Achille Bonito Oliva |
Collegamenti
Milena Barberis. La simulazione onesta | Irma Bianchi Comunicazione …
Milena Barberis - "La simulazione onesta" - Fondazione Mudima …