“I am somewhere else” può asserire la pittrice. ...I più recenti raggiungimenti, che si presentano oggi in mostra, parlano in favore di un ulterione incremento, quello del dinamismo conferito alla figura, ottenuto con l’elaborazione di un’immagine in altre contigue ma differenti, leggibili alfine come sequenza di fotogrammi ....Nei volti, il lavoro sulle labbra e sugli occhi comporta minime ma significative mutazioni nelle fisionomie. Parimenti quello sulle capigliature e così quello d’ombreggiatura, con strumenti digitali paralleli a quelli di un pittore tradizionale. Tutti comportano lunghissime ore di lavoro a video. È propriamente in questo tempo prolungato in cui l’artista interviene, opera, abita nel velario della propria immagine che si innescano l’empatia - al limite di un impossibile possesso - poi il distacco, inevitabile per imposizione dello strumento di lavoro. L’icona, volto femminile, collo, spalle, solco tra i seni di elastico splendore ....Fino ad un certo punto l’artista vi mette in gioco l’alter ego, una modella - conosciuta in ogni piega - ma, quando la temperatura si alza, butta sullo schermo se stessa, col peso e la cognizione assoluta del proprio corpo e dei propri voleri, aderendo alla ludica potente della metamorfosi, con il potere di distaccarsi ambiguamente da sé, di osservare scientificamente dal di fuori il proprio corpo oggettivato ....una ossessione del bello mutante dagli infiniti e pericolosi risvolti biografici allargati ad una famiglia virtuale di figure che son sempre lo specchio - luminoso od oscuro - della propria. Alberto Crespi | “I am somewhere else” can assert the paintress. ….The most recent achievements, which appear today in the exhibition, speak in favor of a further increase, the one of dynamism given to figure, obtained by processing an image in other contiguous but different ones, with the aim of being readable as a sequence of frames …On faces, the work on lips and eyes implies small but significant mutations in physiognomies. Likewise on the hairstyles and so that shading, with digital instruments parallel to those of a traditional painter. All involve long hours of on-screen work. It is precisely in this extended time when the artist intervenes, performs, lives in the velarium of her own image that empathy is triggered off - to the limit of an impossible possession - then the detachment, inevitable due to the working tool. The icon female face, neck, shoulders, cleavage between the breasts of elastic splendor ….Up to a certain point, the artist brings into play her alter ego, a model - known in every fold - but when temperature rises, she throws herself onto the screen with the weight and the absolute knowledge of her own body and her own wishes, adhering to the powerful play of metamorphosis, with the power to detach herself ambiguously, to scientifically observe from outside her body objectified ….An obsession of mutant beauty with endless and dangerous biographical implications expanded to a virtual family of figures which are always the reflection - light or dark - of her own. Alberto Crespi |